Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge, che intende riformare le istituzioni scolastiche italiane all'estero e promuovere la diffusione della lingua e della cultura italiane sia all'esterno che all'interno del territorio nazionale:

          a) rispecchia la crescente attenzione della società italiana e del Parlamento nei confronti delle nostre comunità all'estero;

          b) prende in considerazione l'universale richiesta di maggiore italianità espressa in vari Paesi e da più parti;

          c) si preoccupa dell'integrazione linguistica e culturale degli immigrati in Italia, sempre più numerosi.

      L'attuale collettività italiana nel mondo è complessa, attiva e socialmente differenziata. Sono mutati le condizioni e i profili delle comunità italiane all'estero: l'insegnamento dell'italiano è ormai rivolto principalmente a studenti di seconda e di terza generazione. Essi, nati e cresciuti all'estero, si fanno portatori di un'identità interculturale. In molti Paesi, i giovani di origine italiana stanno riscoprendo l'orgoglio della propria italianità e si accostano alla lingua e alla cultura italiane come mezzo per riappropriarsi delle proprie radici. Di conseguenza, gli interventi scolastici all'estero qui proposti superano la vecchia logica della legge 3 marzo 1971, n. 153, con proposte specifiche tendenti a

 

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rinnovare la rete scolastica italiana all'estero, quali, ad esempio:

          a) l'insegnamento della lingua italiana agli autoctoni;

          b) il potenziamento della rete scolastica italiana all'estero al fine di renderla adeguata alle nuove tipologie di emigrati italiani (tecnici, dirigenti, manager);

          c) l'istituzione di scuole bilingui e biculturali;

          d) l'istituzione di corsi di lingua italiana per spcecifici settori: commerciale, tecnico, turistico e artistico.

      Tutto ciò senza tuttavia trascurare, laddove ve ne fosse ancora bisogno, l'alfabetizzazione e la crescita culturale dei nostri emigrati all'estero.
      L'esigenza di una nuova normativa specifica sulla riorganizzazione della rete scolastica italiana all'estero è da anni riconosciuta e ribadita in modo trasversale da tutte le forze politiche, anche da quelle che hanno consentito l'approvazione dell'articolo 9 della legge n. 147 del 2000. Questo articolo, inserito in una legge «omnibus», si limita, infatti, a disciplinare il reclutamento e la permanenza all'estero del personale della scuola e le sue disposizioni continuano ad essere applicate poiché, nonostante la ricordata esigenza di rinnovamento, non si è ancora pervenuti all'emanazione di norme più confacenti alla complessa realtà attuale.
      La presente proposta di legge si muove nel solco del rinnovamento e pertanto:

          a) chiama in causa il Ministero della pubblica istruzione nella gestione delle scuole e dei corsi di lingua e di cultura italiane all'estero con l'istituzione di un'Agenzia che faccia da raccordo tra il Ministero stesso e il Ministero degli affari esteri. Fino ad ora il Ministero è stato escluso da questa gestione che, al contrario, sarebbe di sua specifica competenza;

          b) istituisce centri di formazione permanente a carattere regionale e provinciale per la formazione dei docenti destinati all'estero e dei docenti di italiano come seconda lingua in Italia a favore dell'integrazione scolastica degli studenti immigrati. Tali centri si impegnano a rispondere a una domanda crescente che attualmente è insoddisfatta per carenza di risorse;

          c) istituisce nuovi profili professionali per i docenti esperti che rientrano dall'estero, al fine di non disperdere le potenzialità e la professionalità acquisite e di metterle al servizio di una comunità che sta diventando sempre più internazionale e multiculturale. È, infatti, interesse dell'amministrazione valorizzare e trarre profitto dalle nuove competenze acquisite dal personale grazie al servizio all'estero.

      Per quanto esposto, onorevoli colleghi, vi chiediamo di prestare la necessaria attenzione alla presente proposta di legge, che avrà positive ricadute non solo sulle nostre comunità all'estero, e cioè su quella «meta-nazione» costituita dai quasi 4 milioni di italiani con passaporto italiano, dai circa 60 milioni di oriundi e dai circa 360 milioni di italofoni, ma anche sulla crescente domanda di italianità degli autoctoni e degli stranieri nel mondo, nonché degli immigrati in Italia, che necessitano di integrazione linguistica e culturale.
      Siamo convinti che tutte le forze politiche della Camera dei deputati si troveranno d'accordo nel ritenere che una politica completa e attenta di diffusione della lingua e della cultura italiane non possa tralasciare nessuna di queste componenti, indispensabili affinché l'Italia abbia il posto che merita nel panorama culturale mondiale.

 

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